fonte articolo e foto – wired.it – valentina guglielmo
Il primo, ricco assaggio di come il più grande telescopio spaziale mai costruito vede l’Universo vicino e lontano, il dettaglio dei solisti e la complessità dei gradi gruppi e ammassi cosmici
Finalmente possiamo vedere l’universo con gli occhi del James Webb Telescope. Dopo l’anteprima pubblicata ieri sera, che mostrava la lente gravitazionale generata dall’ammasso di galassie Smacs 0723 sulle lontanissime galassie dietro di esso, è appena stata resa pubblica la prima carrellata di immagini scientifiche del telescopio spaziale più potente e complesso di sempre. Sono passati trent’anni from concept to reality, e circa sette mesi da quanto il telescopio è stato lanciato in orbita, lo scorso natale.
Il James Webb Telescope ha potenziato le nostre capacità visive oltre ogni limite. Riesce a farlo osservando l’universo a lunghezze d’onda infrarosse, quelle che permettono di vedere gli oggetti più vecchi e più lontani da noi, in quanto la luce proveniente dall’universo più profondo e antico si arrossa nel suo viaggio verso la Terra. Dotato dello specchio più grande mai trasportato fuori dalla Terra – il primo modulare – è in grado di raggiungere un potere risolutivo superiore a qualunque altro telescopio orbitante, come il telescopio spaziale Hubble o i simili telescopi infrarossi in orbita come Spitzer. Per realizzare l’immagine che abbiamo visto ieri sera, pensate, ci sono volute appena 12 ore di posa, contro i diversi giorni che sono serviti a Hubble per comporre uno dei suoi campi profondi. Gli oggetti più antichi e lontani contenuti in queste prime immagini sono datati 13 miliardi di anni, e le aspettative per Webb sono che riuscirà a vedere fino a 13.5 miliardi di anni fa, agli albori del cosmo.
Webb, fa sapere durante la conferenza stampa Bill Ochs, il project manager della missione della Nasa, ha ufficialmente concluso la fase di commissioning, e ha una quantità di carburante sufficiente a garantire un’autonomia di più di vent’anni.
La parola d’ordine di questa prima galleria di immagini firmate Webb, mettendo un attimo da parte lo stupore e la bellezza, è senza dubbio la varietà: la lista dei protagonisti è stata resa nota dalla Nasa e dall’Esa alcuni giorni fa. Dopo l’ammasso di galassie, la prima della lista è la Nebulosa della Carena, una delle nebulose più grandi e luminose del cielo perché è un vero e proprio vivaio di stelle giovani e massicce, situata a poco più di 7 mila anni luce dalla Terra. Un’altra nebulosa osservata, che in questo caso è una bolla di gas in espansione formatasi in seguito alla morte di una stella massiccia, è la Southern Ring Nebula (Ngc 3132): è tre volte più vicina della precedente e ha un diametro (in espansione) di circa mezzo anno luce (per confronto, il Sole dista dalla Terra appena 8 minuti luce). Circa 290 milioni di anni luce più in là c’è poi un gruppo di galassie noto come Quintetto di Stephan, il primo gruppo compatto di galassie mai scoperto. Per finire, l’esopianeta Wasp-96, un pianeta gassoso con una massa la metà di quella di Giove che orbita attorno alla propria stella in appena 3.4 giorni. Si trova al di fuori del Sistema solare, a circa 1500 anni luce da noi, e il telescopio spaziale Webb ne ha realizzato lo spettro.
NASA, ESA, CSA, and STScI01Il primo campo profondo di Webb
È la prima immagine, pubblicata in anteprima ieri sera, ottenuta con gli strumenti Miri e NirCam. Si tratta dell’ammasso Smacs 0723. Grazie al suo intenso campo gravitazionale, agisce come una lente che distorce e amplifica le immagini delle galassie retrostanti.
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Lo spettro del pianeta extrasolare Wasp-96 b
Dista poco più di mille anni luce dalla Terra, ed è il primo spettro di un esopianeta firmato James Webb space telescope. Nell’immagine si vede lo spettro, grazie al quale è possibile studiare per la prima volta la composizione chimica dell’atmosfera del pianeta a lunghezze d’onda infrarosse e vedere, ad esempio, il vapor d’acqua che la avvolge. Lo strumento Niriss, che ha prodotto lo spettro, ha anche fatto la curva di luce del pianeta durante il suo transito davanti alla sua stella.
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Nebulosa Anello del Sud
Una bolla di gas in espansione proveniente dall’esplosione di una stella massiccia al termine della propria vita. La risoluzione di questa immagine nel vicino infrarosso è senza precedenti. Al centro del guscio di gas, che ora misura circa mezzo anno luce, c’è quel che rimane della stella. Una piccola sorpresa nell’immagine: se zoomate in alto a sinistra, alla nebulosa si sovrappone una galassia a spirale vista di taglio.
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Il Quintetto di Stephan
È il primo gruppo compatto di galassie mai scoperto. Le galassie sono legate gravitazionalmente, si muovono un’unica danza e interagiscono le une con le altre. Quest’immagine è la sovrapposizione di tre filtri rosso, verde e blu dello strumento Miri.
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Nebulosa della Carena
Le nebulose sono dei veri e propri vivai stellari. La Nebulosa della Carena, che si trova nella nostra galassia a circa 7600 anni luce, è una delle più grandi e luminose del cielo. Ogni punto luminoso nell’immagine è una stella.